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Arabella

 

Oltre gli irti sentieri, tra gli abeti

larici e cembri, s’apre la montagna

rasata d’erbe. Vaga sul velluto

smeraldino una mandria. La sorveglia

un pastore tedesco e non abbaia.

 

Zufola assorta, resupina all’ombra

d’un ginepro, Arabella, triste e oscura

nenia di tempi andati,

quando gli avi partirono alla guerra

di Sarajevo. Drei Lilien, tre gigli

volli piantare sulla mia tomba,

ma sopraggiunse un prode cavaliere

e li spezzò...

Così nella memoria

torna il vecchio motivo che tu suoni,

Arabella, nell’ora meridiana

distesa sopra i monti. E si rinnova

il sottile sgomento dei ricordi.

 

 

 

 

 

 

 

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