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Alberto Martelli, poesie
Arabella
Oltre gli irti sentieri, tra gli abeti
larici e cembri, s’apre la montagna
rasata d’erbe. Vaga sul velluto
smeraldino una mandria. La sorveglia
un pastore tedesco e non abbaia.
Zufola assorta, resupina all’ombra
d’un ginepro, Arabella, triste e oscura
nenia di tempi andati,
quando gli avi partirono alla guerra
di Sarajevo. Drei Lilien, tre gigli
volli piantare sulla mia tomba,
ma sopraggiunse un prode cavaliere
e li spezzò...
Così nella memoria
torna il vecchio motivo che tu suoni,
Arabella, nell’ora meridiana
distesa sopra i monti. E si rinnova
il sottile sgomento dei ricordi.
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