Alberto Martelli, poesie
Canto di maggio
Quando finiranno i giorni della camorra,
della n’drangheta, della mafia omicida,
che non c’è giorno quasi che non scorra
sangue nelle metropoli, da infida
mano sparso innocente, con il tormento
del ricatto continuo, senza via d’uscita.
E mi riporta altro terrore, nel vento
giallo de la Portella, nell’avara
ombra degli uliveti, ove s’è spento
il meglio fiore di quella chiara
gioventù, sotto le rosse bandiere,
per pochi tomoli di terra amara.
Chi lavora non vuole oggi vedere
ancora il lutto eterno delle madri
pei tanti figli uccisi; non son più vere
le false leggi d’omertà dei padri,
non si premia il silenzio, non si cede
al sopruso, alle infamità da ladri:
del padrone che ruba la giusta mercede,
del caporale che sfrutta il bracciante
dall' alba fino a sera. Si ricrede
chi giurò nell’impossibilità evidente
di lottare per l'uguaglianza, per il riscatto
degli oppressi da una vita dolente.
Oggi, questo si aspetta: che sia fatto
tra le diverse parti sempre in guerra
di giustizia e concordia un nuovo patto
che dia pace agli uomini su questa terra.