Alberto Martelli, poesie
Canto di quasi estate
(16.04.1996)
Vorrei appoggiare l’orecchio
nel seno del tuo respiro,
e sentire la pelle ancor umida
per la doccia lustrale,
non è forse più morbida
della luce del mattino
che già ruvida irrompe
alle imposte semichiuse?
Vorrei affondare le nari
entro il tuo grembo oscuro,
e sentirne l’aroma denso
che sa di sangue e amore,
forse quasi più intenso
del gelsomino notturno
che sale alle finestre
e cancella ogni rosa.