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Cent’anni

(per luoghi felici e invisibili, 10.10.2002)

 

Dall'ombra delle memorie

di cento anni mi rammento:

di mia madre che fugge dinanzi

al nemico che sventra la casa;

di mio padre e del Principe accanto

a un biplano, allievi piloti;

delle domeniche al Pincio,  con la banda

dei Carabinieri, fragore di ottoni;

di Hitler ai Fori Imperiali, del feroce

Saladino e il Quartetto Cetra,

di Bartali salvatore della patria sui Pirenei,

della vecchia balilla di  zio Rudi,

delle sudate vendemmie sul Collio,

della guerra, del quotidiano tremore

notturno, degli amori a  vent'anni,

del tavolo di anatomia patologica,

dei viaggi a Londra e Parigi

e le partite a poker con gli amici,

dell'incontro più grande della vita,

delle figlie ora ad Amburgo,

di Filomena, la nipotina di  quindici mesi,

di tutto questo riaffiora oggi il ricordo

e mi da l'invisibile felicità

che unisce te e me, come una musica,

quando al buio ancora ci amiamo.

 

 

 

I cento anni del titolo sono gli anni che avrebbe oggi mia madre, nata nel 1902 nel Collio goriziano, allora austriaco ed oggi sloveno, terra quindi più volte contesa e martoriata.

Di questo XX secolo appena trascorso non posso rammentare ovviamente i primi trent’anni, se non attraverso i racconti dei miei genitori ed altri parenti.

Ma dalla metà degli anni 30 il ricordo è diretto.

Tutto è rimasto assai vivo nella mia memoria, dalla dichiarazione di guerra all’Abissinia in Piazza Venezia nel 1935, fino ai bombardamenti su Milano dell’ultima guerra mondiale, per concludere con gli eventi dei nostri giorni, quando io  e mia moglie siamo diventati finalmente ed insperatamente nonni.

 

 

 

 

 

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