Alberto Martelli, poesie
Corte lombarda
(08.11.1991)
La vecchia che intreccia la paglia al sole d'ottobre
racconta al nipote le storie dei suoi sedicianni,
quando il cortile era un mondo, un regno incantato,
e la resgiora sua madre, cantando, spandeva
dal forno profumo di pane.
S’alzavan le serve,
prima dell’alba, ad arrostir la polenta
sopra le braci e poi mungevano il latte
pei lavoranti, che si lavavano al fonte.
Quelli partivano ai campi che i galli cantavano,
d’inverno, ancora nel buio, d’estate ai chiarori
primi del giorno, e la cascina tornava
solo un istante al silenzio, ma quasi subito
si risvegliava la corte a nuovi rumori.
Crocchiavano le galline su in cima al letame,
belava di sete la capra là in fondo alla stalla,
grugnivan voraci i maiali, latravano i cani.
C’eran gli odori dell’orto, la grassa minestra
che a mezzogiorno fumava nel grembo ad ognuno,
c'era la trebbia del grano nel luglio dorato
ed a novembre scoppiavano al fuoco i marroni.
E c’eran la sera le donne che tutt’intorno
al porticato sgranavano il mais, ridacchiando
ai vecchi motti salaci degli uomini brilli.
Vivevi tu corte lombarda a tutte le ore,
in ogni stagione e financo nel più crudo inverno,
che morta parevi sepolta in un manto di neve,
fervevi di rosse scintille per l’alto camino,
del batter di coti affilanti le lame e le falei,
dei cupi fischi del merlo, dei réfoli ghiacci
che il vento a te dentro spingeva dai pioppi stecchiti.