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Dalla città già oscura

(08.11.1986)

Dalla città già oscura

per queste nebbie di novembre,

dalla città che sfuma

tra la pioggia, che lentamente smuore

ai brividi d’autunno,

spira il profumo fragile dell’ora.

 

Io non ricordo

più i nostri passi obliqui a le riviere

stanche del sud, si è dissolto il sole

giallo degli anni primi, la memoria

già ci ruba lo zùfolo e gli aranci.

 

E in queste terre umbràtili trascorre

oggi la nostra vita. E pur m’è cara

questa pianura ariosa,

questa sponda lombarda, ove si annera

oramai il giorno e pallida si svela

la luce dei fanali sopra l'acque

segrete dei navigli.

 

A le ringhiere

sale un sospiro e germina il ricordo

di vecchi amori, sveglia antiche sere

sotto altri cieli, in altre terre amiche

dove matura il nespolo e sul muro

l’ombra ne ingigantisce alta la luna.

 

E tu, ora, sei chiara

città di luci e di chitarre, e canti

lungo le alzaie e i vicoli i miei sogni,

prima che muoia la notte

l’alba torni con l’urlo delle sirene.

 

 

 

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