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Diario 1940

II tuo giovine corpo di ragazza,

i tuoi biondi capelli, la tua bocca,

le conchiglie primaverili

delle tue mani sul viso.

 

Le rosae, rosarum, rosis di Claudio in prima media,

gli alberi violarancio di Marina all’asilo,

gli zaffiri tondi di Chiara

che succhia il capezzolo oscuro.

 

I miei ragazzi del liceo

che forse non matureranno mai

i sentimenti, l’amicizia:

verrà la morte e avrà i loro occhi.

 

La critica crociana, la fenomenologia di Husserl,

la Metamorfosi, i Pascoli del Cielo,

Greta Garbo e La grande illusione.

 

I moschettieri del quartetto Cetra,

le figurine Perugina, con il feroce

Saladino ed i tre porcellini.

 

Le tagliatelle di mamma fatte in casa,

il bardolino della domenica,

i giri di Bartali, il Fausto rivelazione,

il Bertoldo, Boccasile, il signor Veneranda,

il francobollo delle isole Samoa,

la mia rossa balilla quattro marce

per le gite in Valganna o a Villa Melzi.

 

Questo Natale prossimo e i venturi,

questi ventuno anni di armistizio

e i miei trentuno di vita.

 

Oggi ho indossato l’uniforme,

oggi tutto ho perduto.

 

 

 

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