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Finisterre

(31.5.1992)

 

Prima dell'alba si è ritirato il mare,

quasi velo da un corpo. Strisciano sulla sabbia

lenti i paguri e i granchi di traverso

corrono all'acque.

 

                             Riconosco in questo

paesaggio i segni di una preda e una carezza:

il saccheggio di spoglie trascinate

in fretta e poi perdute per la via,

la carezza del piede di un bambino

che pettina la rena, questa pelle

soffice e nuda del finis terrae.

 

E si ha in dono l'idea che i residui,

alla marea sfuggiti, sian caduti

in un ordine esatto. Stan disposti

secondo una gravita spaziale

fatta di grazia e di necessità.

 

Residui che una spinta irripetibile

non è riuscita a portare con sé,

resti di una cancellatura generale

lungo la linea torbida del mare.

 

 

 

 

 

 

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