Alberto Martelli, poesie
Genova brucia
(22.07.2001)
Non si può uccidere in una piazza a Genova,
come non si sarebbe dovuto in piazza Tienanmen,
come non si dovrebbe in tutte le piazze d'Africa
e nelle strade di Kabul, di Rio, di Mexico-City.
Non si può continuare a morire,
non solo di fame, non solo di malattia,
ma per le economie di pochi emergenti
che vanno distruggendo paesi,
regioni immense, continenti interi
con mille veleni
e un protocollo fallito.
Migliorare la vita dei paesi più poveri
e frenare l'assalto della morte per aids
fin nel grembo di madri ingiustamente dannate
questo e adesso l'impegno di ogni uomo civile,
altrimenti Genova brucia e nulla cambierà.
Non più lotte violente, ma solidarietà,
guerre e cannoni restino soltanto
vuoti nomi nel dizionario della storia.
Composta all'indomani dei tragici fatti di Genova (20.7.2001), questa poesia credo rispecchi i sentimenti di gran parte della sinistra democratica in Italia.
Tutti noi siamo rimasti profondamente scioccati da tutto quello che si è visto in quei giorni sui nostri teleschermi: la violenza eccessiva sia da parte degli incappucciati dimostranti anti-G8, sia da parte delle forze dell'ordine che non hanno perseguito affatto i maggiori responsabile delle violenze, ma se la son presa soprattutto con i ragazzi del Social Forum, che non opponevano alcuna resistenza.
A distanza di circa 3 mesi, rileggo questi versi con la speranza che una simile situazione non abbia più a ripetersi nel nostro futuro.