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L’altra riva

(21.05.1952)

Sfioriamo con l’anime nostre

le tristezze senz’occhi vaganti

nel fondo dei baratri

laggiù

da cui non si torna.

 

Ma c’inebriò l’infinito

e disse: Non dormite

come carezzevole il sussurro

come sereno il respiro.

 

Ed ecco noi non fuggiamo o Natura

al tuo abbraccio di terra per ora

ma il vuoto è una spina sempre

rimane nei battiti eterno.

 

E se tu un attimo ne distogli

domani torneremo ai precipizi

affascinati d’occulto a contemplare

i vortici parvenza di mistero.

 

Invano allora il lamento

Madre

che non desti verità,

che questo chiedemmo

nei secoli

e mai rispondesti.

 

Essa forse dovunque si nasconde

se pur nascesti mai

divina inconoscibile:

i tesori sono in fondo al mare

la vera gioia è sempre

all’altra riva.

 

 

 

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