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L’orso

(15.03.1998)

L’ottavo giorno è quello della timidezza,

nell’intimità più segreta

si incrinano le voci del cuore,

e a passi lenti l’orso si ritira.

 

II miele l’ha attirato,

ma neppure ha toccato l’arnia d’oro,

del disinganno sopraggiunge l’ora,

tra le zampe riposano gli artigli.

 

La bestia, ch’è trattenuta al guinzaglio

Dall’uomo sulla piazza, non potrà

forse capire il senso delle fughe

solitarie nei boschi, delle tane

nascoste, delle prede inermi o ignare.

 

Ma ora che è notte nei suoi occhi risplendono

già le stelle dell’Orsa e l’uomo trema:

a queste luci che l’anima acciecano

scintilla l’orso le sue zanne aguzze.

 

 

 

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