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Alberto Martelli, poesie
L’orso
(15.03.1998)
L’ottavo giorno è quello della timidezza,
nell’intimità più segreta
si incrinano le voci del cuore,
e a passi lenti l’orso si ritira.
II miele l’ha attirato,
ma neppure ha toccato l’arnia d’oro,
del disinganno sopraggiunge l’ora,
tra le zampe riposano gli artigli.
La bestia, ch’è trattenuta al guinzaglio
Dall’uomo sulla piazza, non potrà
forse capire il senso delle fughe
solitarie nei boschi, delle tane
nascoste, delle prede inermi o ignare.
Ma ora che è notte nei suoi occhi risplendono
già le stelle dell’Orsa e l’uomo trema:
a queste luci che l’anima acciecano
scintilla l’orso le sue zanne aguzze.
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