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Naviglio

(02.06.1973)

L’uomo vecchio seduto nel caldo mattino

schizza rapido il vicolo, con i tetti di coccio,

senza la folla che passa, che guarda e non vede

i mille e mille dipinti appesi un po’ ovunque.

Scorre il Naviglio, soltanto le chiatte stan ferme

imbandierate di fumo, riso e luganega

mandano sbuffi da fiera lungo l’alzaia.

 

Stridon le trombe dei bimbi, berciano ai tavoli

i bevitori ubriachi; sotto la pergola,

ove l’armonica sposa un violino scordato,

vecchie accennano a danze; arrivan gli atleti

da Abbiategrasso correndo, applaude la gente

sempre più fitta, sudata, s’accendono ombrelli

contro il sole ormai alto.

II vecchio pittore

spande rossi mattone e verdi palustri

sul suo dipinto e ne nasce un corpo di donna

chino sul ciglio di un fosso, che lava i suoi panni.

Ma non c’è donna nel vico. Soltanto ragazzi

lasciano correr sull’acqua barchette di carta

fatte con i dépliants degli artisti assopiti.

 

 

 

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