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Non fiorirà l’aspidistra

(6.10.2001)

 

II chiaretto è il più a buon mercato

nella lista dei vini. Con l'angelo ho brindato

sui tetti di un oriente di seconda

classe. Abbiamo a lungo serbato,

nelle pieghe di  tenebra, il segreto

di quest'anima inquieta, e perduto

la memoria dei padri. Una parola

di troppo, poi la gente lentamente

se ne andrà in silenzio.

Prima che la pioggia la disseti

morirà l’aspidistra sul balcone.

 

 

 

 

II titolo è stato ispirato da un film del 1997, “La stagione dell’aspidistra”, (regia di Robert Bierman, interpreti principali Richard E. Grant e Helena Bonham Carter), ambientato nella Londra del 1934. Il protagonista maschile abbandona il lavoro e l'innamorata per inseguire il sogno di diventare poeta. Ma dopo un breve e sconvolgente periodo trascorso nel sobborgo proletario di Lambeth, come aiuto bibliotecario in una polverosissima libreria di testi usati, Gordon torna alla normalità borghese e sposa la sua collega, Rosemary.

L'aspidistra (che non fiorirà, metafora evidente dell'agognata condizione di poeta) è una pianta ornamentale con un lungo picciòlo e persistenti foglie lanceolate, lucenti, verde scure e lunghe fino ad ottanta centimetri. Questi sono solo alcuni dati concreti, contingenti, che mi hanno dato l'iniziale spunto per questa poesia, che ben presto trabocca, nel suo contenuto, in quella chiarezza enigmatica, che il mio amico Sanesi riteneva dovesse sempre distinguere un testo di poesia.

 

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