Alberto Martelli, poesie
San Cristoforo
(30.06.1998)
Le cagnone, le battelle, le ossolane
che portavan carbone, legna e i bianchi
graniti di Mont'Orfano e i rosati
di Feriolo e Baveno, o anche i formaggi
dell’Ossola e la paglia e le castagne,
erano all’improvviso già a Milano
quando spuntava il campanile a cuspide
della chiesetta dedicata al Santo
che il divino fanciullo reca a spalle.
Contemplando la sera, nel tramonto
che accende di rossastre sfumature
la chiesa e il campanile, ecco ti tornano
leggende a mente di principi e guerrieri.
Come la notte buia del trecento
quando una chiatta trasportò in segreto
una bara che subito murata
fu nella chiesa: la salma era del Duca
Matteo Visconti, reo scomunicato.
Dal ponticello ammiro nel crepuscolo
La Cappella Ducale e la Chiesetta,
armonioso sviluppo architettonico;
e le campane suonano a compieta
con tranquilli rintocchi d’altri tempi.