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Sul Reno

(9.7.1975)

 

Questa sponda di Reno nel Cantiere

dei Frànconi le imagini mi torna

e gli incanti dei tempi di leggenda,

quando fra lande e boschi dispariva

il viandante distratto sul sentiero

da la magia d'un flauto solitario.

E tutto errava in nebbie di mistero:

elfi e silfi tra mirti e da ginepri

occhieggiavano il prode cavaliere

che o fuggiva il richiamo o pur, ristando,

ammagato danzava la sua morte.

Eran l'età dei miti e degli eroi,

sparita è Iduna, dea di primavera,

e i folletti non vagano più attorno.

San Martino risponde a le campane

di Sant'Urbano, là sull'altra riva,

mentre guardo le acque scorrer lente

verso il ponte dei Duomo. Né le figlie

dei re dei fiumi appaiono tra l’onde,

ma nel sole risplendono le statue

dei quattro imperatori e fugge il treno

nero e d'argento dietro gli archi immensi.

Niente canti di Lore, sol sirene

di battelli che andranno verso i gorghi

e gli scogli laggiù, oltre Coblenza,

lambendo rupi e rocche e le rovine

intessute di favole e di storia.

Addio Padre di musici e poeti...

noi domani riandremo verso oriente.

 

 

 

 

 

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