Alberto Martelli, poesie
Certi giorni mi capita di andare
dalla darsena alle sponde dei navigli:
Ascanio Sforza, Chiesa Rossa o la Ripa
di Porta Cicca e Ludovico il Moro.
Più che altro mi piace camminare
lungo l’Alzaia del Naviglio Grande
e guardare le acque salir lente
verso il centro città. Sempre un po’ strano
mi è sembrato questo scorrere a ritroso
della corrente, ma forse non c’è nulla
di cui meravigliarsi, se non queste
vecchie osterie dipinte mille volte
o le chiese che pure vi si specchiano:
Santa Maria al Naviglio, San Cristoforo,
ed in fondo al Ronchetto San Silvestro.
Ma più di tutto il vicolo mi parla
dei lavandai, ove ancor risuona
l’antica preia di sbattuti panni,
e dall’ombra riaffiorano le voci
rauche di donne chine sul brellin.
Un mondo che oramai più non esiste,
ma che conservo puro nel ricordo.
Vicolo dei lavandai
(15.01.1996)